Fabio Aru si racconta in esclusiva a Fantacycling

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16
Nov
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"Il cavaliere dei quattro mori" torna a parlare dopo il ritiro dal ciclismo

Da poco più di due mesi è iniziata la seconda vita di Fabio Aru. Il 31enne sardo ha lasciato il gruppo al termine della Vuelta il 5 settembre scorso, dopo aver vinto la corsa spagnola nel 2015, una tappa al Tour de France, tre tappe al Giro d'Italia con due podi finali e il titolo di campione italiano. Una decisione meditata che ha messo la parola fine su una prima parte di carriera brillante ed una seconda con qualche rimpianto in più per non aver raggiunto grandi risultati.

Ma il “Cavaliere dei Quattro Mori”, dopo otto anni da pro e undici grandi giri terminati, ha detto basta con assoluta serenità. Lo notiamo durante la nostra intervista in cui ci racconta del suo presente e dei suoi progetti futuri.

Fabio, a due mesi dal tuo ritiro non ti manca la bicicletta? Ho iniziato un nuovo percorso della mia vita senza abbandonare del tutto la bici. Continuo a pedalare e a fare attività fisica appena mi è possibile, ovviamente non con i ritmi del professionista. In gruppo sentivo dire da qualche collega che in caso di ritiro non avrebbe più voluto neanche vedere la bicicletta, per fortuna non è il mio caso.

Uno dei motivi del tuo ritiro è per stare più vicino alla tua famiglia, stai recuperando il tempo perduto? Mi mancava questo aspetto e lo apprezzo molto. Stare a casa la sera per cena e dormire nel tuo letto, rispetto ai 250-300 giorni che trascorrevo tra ritiri e corse, non ha prezzo. Comunque non sono proprio fermo, sto programmando il mio futuro extra gare che inizierà nel 2022.

Quindi non ti manca la fatica? Non ho smesso per questo motivo, ho messo in conto per tutti questi anni di faticare e passare molto tempo fuori casa. Il ciclismo mi ha dato molto e insegnato a rimanere concentrato per tante ore al giorno durante le gare. L'abitudine alla fatica è stata più forte di qualsiasi peso.

Dunque cosa farai il prossimo anno? Sto definendo quello che sarà il mio “equipaggiamento” tecnico. Nel senso che c'è l'interesse di alcune aziende delle due ruote che sono interessate ad accordi con me per la promozione dei loro prodotti e delle sponsorizzazioni. Poi parteciperò a diversi eventi inerenti al ciclismo. Su altri fronti non ho ancora deciso, è sicuro che non farò parte di team anche se proposte ne sono arrivate.

Non trovi che il ciclismo attuale sia spettacolare ma, allo stesso tempo, troppo esasperato? Sicuramente lo spettacolo non manca perché le gare sono più imprevedibili. Esasperato non direi, dico che c'è molta più professionalità e una cura maniacale dei dettagli senza dimenticare l'attenzione all'alimentazione, ai materiali e alla posizione in bici. Aspetti non secondari che però, fino a qualche anno fa, non erano visti così importanti. Quando avevo 20 anni non c'erano tutte queste attenzioni, ora vedo che ai giovani piace questo nuovo approccio ed è normale che i risultati buoni per loro arrivino presto.

Parliamo di Giro e Tour 2022, che ne pensi dei percorsi? In realtà non sono molto informato. Mi sembra però che il Giro sia molto duro con tanto dislivello e meno crono. Sarà sicuramente adatto agli scalatori.

Domenica 14 novembre, Vincenzo Nibali ha compiuto 37 anni. È stato tuo compagno di squadra e di battaglie, che ne pensi della sua straordinaria carriera? Gli ho fatto gli auguri e lui dimostra che lo sport non ha età. Inoltre se ha deciso di tornare in Astana vuol dire che ha trovato i giusti stimoli per riprendere questa avventura. A lui voglio augurare il meglio. E se si sente di fare la Roubaix, perché no?

Il tuo saluto alla Vuelta di Spagna è stato da pelle d'oca con la festa del tuo team all'arrivo. Ma c'è preoccupazione per il futuro della Qhubeka, riuscirà a proseguire l'attività? Non so niente ma per rispetto anche se lo sapessi non potrei dire nulla. Mi auguro che possano continuare perché nel 2021 ho conosciuto persone speciali e uno staff molto abile e preparato. Solo se entri nel mondo Qhubeka puoi capire il loro spirito, anche sul fronte delle iniziative solidali. Spero che si arrivi ad una soluzione per il loro bene.

Gimondi, Moser, Nibali e Aru: solo voi quattro, tra gli italiani, avete indossato le tre maglie di leader della classifica generale al Giro, Tour e Vuelta. Che effetto ti fa? Mi fa molto piacere. Però ho un rimpianto: mi manca il podio del Tour nell'anno in cui sono arrivato quinto. Ammetto che ho sempre voluto di più da me stesso come corridore, questo mi ha portato a fare qualche errore ma è più quello che ho avuto rispetto agli sbagli che ho fatto.

Infine il ciclismo italiano con i cambiamenti della Nazionale e un grande Colbrelli. Ma chi saranno i nuovi Nibali e Aru? Intanto vorrei dire che Davide Cassani ha fatto un ottimo lavoro da commissario tecnico. Conosco bene Daniele Bennati, il nuovo ct, che stimo tantissimo e credo si meriti questa opportunità. Il 2021 è stato magico per il ciclismo di casa nostra con Sonny grandissima conferma e rivelazione. Per le corse a tappe non dimentico Vincenzo che è una garanzia. E poi direi di guardare con attenzione Lorenzo Fortunato e Giulio Ciccone: il primo ha vinto una bella tappa al Giro e può puntare in alto. Il secondo ha avuto tante sfortune fisiche ma lo ritengo pronto per fare una classifica che conta.

Lorenzo Lucon - Team Fantacycling


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