Giro del Delfinato, corsa stregata per gli italiani

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11
Aug
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Tra gli azzurri al via buone speranze per Pozzovivo

L’unica corsa L’unica corsa mai vinta da un italiano. Ecco il Giro del Delfinato, come si traduce appunto in italiano il “Criterium du Dauphiné”, tradizionale competizione a tappe di preparazione al Tour de France. Per dare un’idea semplice, e immediata, l’equivalente francese della Tirreno-Adriatico per il Giro d’Italia.

Corsa antica, giunta alla 73ma edizione, anche stavolta si corre in prospettiva Tour. Ma forse mai come stavolta sembra anche una “challenge” come dicono i giovani o piuttosto un “trial” all’americana o magari un italianissimo “spareggio” per tante squadre che devono ancora sciogliere dubbi di formazione sul Tour de France, appunto. La Ineos è il caso più evidente: deve verificare le condizioni di Froome e decidere se schierarlo o meno, insistere ancora oppure lasciarlo andare subito alla Israel, prossima squadra dell’ex grande dominatore di tanti grandi giri. Tra cui, appunto, questo Giro del Delfinato di cui detiene il felice record di vittorie (3) e il triste ricordo della rovinosa caduta di un anno fa, quando nella ricognizione della cronometro di Roanne andò a sbattere contro un muretto fracassandosi femore, gomito, costole e anca.

Su 227 corridori al via, solo 8 sono italiani. Tutti con buoni propositi ma obiettivamente non tra i favori: Pozzovivo (sempre tenace in NTT), Caruso e Colbrelli (al servizio di Landa in Bahrein-Merida), Oss (come al solito accanto a Sagan in Bora-hansgrohe), Niccolò Bonifazio (ben posizionato in Total Energie), Fausto Masnada (non brillantissimo alla Sanremo), Diego Rosa (farà il gregario in Arkea) e soprattutto Davide Formolo (jolly in UAE, ma visto benissimo alle Strade Bianche...). Magari proprio lui, Formolo, campione d'Italia in carica, tenterà di cambiare la storia. Con l’etichetta “made in Italy”, miglior piazzamento il 2° posto di Moser nel 1975, 3° per Bugno nel 1992 e Belli nel 1999). Dopo oltre vent'anni, ci starebbe bene almeno un podio.