Guillaume Martin al suo primo Giro d'Italia

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May
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Il francese si è preparato in ritiro sull'Etna

Nel ciclismo moderno c’è chi corre in continuazione e chi invece decide di avvicinarsi ai grandi appuntamenti isolandosi da tutto. L’Equipe racconta stamattina come si è preparato al suo primo Giro d’Italia il francese Guillaume Martin, capitano della Cofidis, in ritiro nel mese di aprile da solo sulle pendici dell'Etna per tre settimane. 

Guillaume Martin scendeva ogni mattina dal rifugio Sapienza, a 1950 metri sul livello del mare, dove si era stabilito, spezzando la consuetudine dei ritiri in Spagna, in Sierra Nevada, per noia verso le montagne dell'Andalusia. “I suoi alberghi - scrive L’Equipe - sembrano collegi, le sue mense e le sue strade senza fascino. Qui, in Sicilia, si sente a casa”. 

Martin racconta di avere un rapporto speciale con l’Italia e di essere cresciuto con i racconti di suo padre, insegnante di Aikido, «su Fausto Coppi, Gino Bartali, il massaggiatore cieco Cavanna, la Dama Bianca. Tutto questo universo italiano mi tocca». In ritiro ha portato anche la compagna Emilie, con la quale ha visitato Catania, Taormina e Savoca.

Martin è un corridore continuo e ottimo per il Fantacycling, anche se gli manca spesso lo spunto vincente: 8° al Tour de France e 9° alla Vuelta lo scorso anno, 9° alla Parigi-Nizza e 8° al Giro di Catalogna in stagione.

«Nel 2021 avevo pensato di correre puntando alle tappe. Ma era contro la mia natura. Se devo essere onesto con me stesso: non so come venirne fuori. Non so come perdere tempo solo per essere meno controllato. E non so come superare me stesso. Quando mi trovo in fuga con i corridori che dovrei battere, loro alzano automaticamente il livello, io non sono in grado di farlo. Per esagerare, mi sento sempre il quinto, anche se i quattro ragazzi davanti a me non sono mai gli stessi. È frustrante e capisco che così non si entusiasma la folla. La costanza non fa parte della cultura francese. Forse sarei più apprezzato in Giappone (ride). Se guardiamo ai miei tempi sulle salite, a volte riesco a essere più veloce di Lance Armstrong ai suoi tempi, e sappiamo come. Faccio progressi. Non è ovvio, perché il divario tra i migliori e gli ultimi è più piccolo di prima. Sono un corridore a lenta maturazione. A 21 anni Tadej Pogacar ha vinto il Tour. Io, a 21 anni, ero un dilettante».


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