Il ciclismo mondiale piange Rebellin

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30
Nov
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Morto a 51 anni in strada, travolto da un camion

Un giorno che sembrava scivolare via distratto, racchiuso nell’apparente normalità del grigiore di fine novembre. Invece in un istante, il mondo di chi ama il ciclismo si è capovolto, una notizia tremenda ha cominciato rimbalzare su tutti i telefoni e i pc, lasciandoci pietrificati: è morto Davide Rebellin

Ancora increduli, troviamo il coraggio di riprenderci, ma poi scopriamo che è tutto vero. Rebellin è morto mentre si stava allenando in bicicletta, travolto da un camion nei pressi del comune di Montebello Vicentino. Secondo i media locali, la tragedia sarebbe avvenuta poco prima dell’ora di pranzo e,  dalle prime ricostruzioni, il camion sarebbe uscito da uno svincolo autostradale, colpendo Rebellin e allontanandosi senza fermarsi a prestare soccorso. Non è chiaro se il camionista, ora ricercato dalle forze dell’ordine, si sia accorto o meno dell’accaduto. I soccorritori, giunti sul posto, non hanno potuto fare nulla, se non constatare la morte di Rebellin. 

Soltanto il 16 ottobre scorso, il campione di San Bonifacio, aveva terminato la sua carriera trentennale correndo la Veneto Classic e aveva trascorso la propria vita sempre dedito all’amore per il ciclismo.

Enorme talento, Davide vinceva tutto e ovunque fin da piccolo. Da professionista conquistò tre Frecce Vallone, una Liegi-Bastogne-Liegi, una Amstel Gold Race e una sessantina di altre corse di alto livello. Tra i suoi successi anche (e purtroppo) la prima medaglia olimpica (argento a Pechino 2008) revocata per doping della storia azzurra, per una positività (all’Epo-Cera) sanzionata in sede sportiva ma non in quella penale, con lui che ha sempre fieramente negato ogni addebito.

Personaggio poliedrico era imprenditore, coach e molto altro: ha cambiato 13 squadre in 29 stagioni. Team-kolossal come Mg, Polti, Francaise des Jeux, Liquigas o Gerolsteiner, team di dimensione nazionale come Polsat e Androni, team difficili da classificare e a volte non classificabili ed effimeri come Meridiana, Kuwait, Cambodia (squadra cambogiana) e Sovac. Negli ultimi anni si era accasato nel suo Veneto, con la Work Service, micro team che cerca inviti a gare di secondo piano: Slovenia, Romania, Algeria, Tunisia, Iran, Emirati Arabi e Malesia.

Lui però non si è mai arreso e a chi gli chiedeva perché non appendesse la bici al chiodo, lui rispondeva: “Perché mi piace correre”. E noi, questa passione l’abbiamo percepita e respirata la sera in cui Davide Rebellin è stato ospite del salotto di Fantacycling su YouTube: lì ci strappò tanti sorrisi e in molti all’interno della nostra community apprezzarono la sua disponibilità e spontaneità. Oggi, invece, ci troviamo qui a piangerlo senza capire il perché. Come un brutto sogno, riviviamo il giorno di circa 5 anni fa, in cui a andarsene fu un altro grandissimo come Michele Scarponi, sempre per lo stesso motivo, un incidente stradale durante un allenamento. Allora non ci stancheremo mai di sostenere le iniziative della fondazione Michele Scarponi, per far sì che le strade, per i ciclisti, siano più sicure. Oggi, però, scopriamo che non è ancora così e ci ritroviamo senza un altro pezzo di cuore a salutare un altro campione che se ne va. 

Ciao Davide, ci mancherai.