Nell’ottava tappa ci attendiamo le prime vere sfide tra i big
Arrivano i Pirenei e con loro la prima vera prova per i pretendenti a questo Tour de France. In meno di 100 km si scalano il col de Menté, Port de Balès e il Peyresourde. L’Équipe avverte che è giorno per scalatori acrobatici, nel senso che si deve andare su ma pure giù, e che le discese possono stravolgere la classifica quando le ascese. L’arrivo, infatti, non sarà in salita, ma dopo la discesa del Peyresourde.
I più attesi sono i soliti noti: Roglic, Bernal, Pogacar, Dumoulin, Quintana e Pinot. Sergio Viñas su El Mundo scrive che Landa è condannato al landismo, quell’atteggiamento che consiste “nell’attaccare senza voltarsi indietro”, per stabilire quale indirizzo prendere al bivio, lui che è “un ibrido tra Don Chisciotte e Pantani” (Fernando Llamas, El Mundo).
Il Peyresourde è sempre come allora “la montagna povera rattoppata di verde” (Alfonso Gatto). Scrive Cito su Repubblica che “non sono i Pirenei più duri, ma sono i Pirenei”. Per questo ci attendiamo qualcosa, soprattutto da Landa e da Pogacar; al di là dei discorsi filosofici lo spagnolo ha perso terreno prezioso in classifica nella tappa di ieri e oggi dovrà tentare qualcosa per mettere in difficoltà chi lo ha attaccato sul terreno non convenzionale della pianura. Lo stesso vale per Pogacar, che ha perso la maglia bianca ai danni di Bernal.
Proprio il vincitore della scorsa edizione, nella settima tappa, è stato uno dei promotori dell’azione che ha frazionato il gruppo dei migliori. Segno di forza e di grande maturità in corsa che oggi, in salita, dovrà confermare.
In ogni caso ci attendiamo spettacolo: arrivano i Pirenei.