Il corridore italiano si prepara a lasciare il professionismo dopo 15 stagioni, criticando l'eccessiva aggressività del plotone moderno
Dopo 15 stagioni nel ciclismo professionistico, Alessandro De Marchi si avvicina al termine della sua carriera, con il Tour de Pologne tra le sue ultime gare. Il corridore friulano, che sta concludendo la sua avventura con il team Jayco-AlUla, non nasconde una certa disillusione verso il ciclismo moderno.
In un'intervista rilasciata durante la corsa polacca, De Marchi ha espresso sentimenti contrastanti sul suo imminente addio: 'Non mi mancherà molto del plotone attuale. È cambiato troppo, ci sono dinamiche che non mi piacciono più. C'è troppa aggressività'.
'Pensando a come ho iniziato e a come ero abituato a interpretare le corse, è tutto molto diverso ora, ed è quasi impossibile adattarsi', ha continuato il corridore italiano. 'Più che il gruppo in sé, mi mancherà l'atmosfera delle corse, il tifo della gente la borraccia che il bambino chiede a bordo strada. Questo è il privilegio di chi si avvicina alla fine della carriera: capire che sono queste le cose più belle, quelle che ti restano dentro'.
De Marchi ha scelto di concludere la sua carriera sulle strade di casa, nel Veneto, partecipando al Giro del Veneto (15 ottobre) e alla Veneto Classic (19 ottobre). Il corridore, che in carriera ha conquistato sette vittorie tra cui tre tappe alla Vuelta e una al Dauphiné, non intende però mollare fino all'ultimo: 'Per un ciclista deve esserci sempre la speranza di vincere, altrimenti correremmo senza quel fuoco che ci spinge. Questo sarà dentro di me fino all'ultima gara in Veneto'.
Per il futuro, De Marchi sta considerando un ruolo da direttore sportivo: 'L'idea principale è rimanere nel ciclismo, passando dall'altra parte, in ammiraglia. Il progetto deve ancora concretizzarsi, ma sento di voler intraprendere questo percorso'.