L’impresa mondiale dell’azzurro che ha scritto la storia
Tra ieri e oggi i titolisti hanno avuto materiale a sufficienza su cui sbizzarrirsi: “Top Ganna”, “Colpo in Ganna”, “GannOne” volendo sfociare anche sui giochi di parole in inglese.
La verità è che Filippo Ganna è più di un numero uno, è anche meglio di Tom Cruise nel celebre film: non ha soltanto volato, ha dominato il tempo. L’ha fermato, ci ha giocato, ha tracciato una linea sottile invisibile a tutti noi e l’ha percorsa con una perfezione disarmante.
Possiamo pensare che vincere una cronometro sia solo questione di gambe, chi pedala più forte vince e festa finita. No, la cronometro è esercizio spirituale elevatissimo, è la consapevolezza che per battere il tuo avversario devi prima aver la meglio su te stesso. È mantenere una posizione aderente alla bici per tutti i centimetri del percorso; la testa, le braccia, le spalle allineate con il cuore e i pensieri, perché poi sono anche quelli che fanno girare le gambe.
Filippo Ganna l’ha fatto per tutti i 31,1 km del tracciato mondiale; più forte di tutti, anche del “piccolo cannibale” Van Aert e del gigante svizzero Kung (arrivati secondo e terzo rispettivamente a 26’’ e 30’’); più veloce anche del campione del mondo uscente Dennis (suo compagno di squadra al Team Ineos), arrivato quinto a 40’’.
Dire che Filippo, a Imola, sia andato come una Formula 1 è quasi scontato; perfino banale ricordare come abbia sfrecciato più di una Ferrari, visto il momento nero delle rosse.
Invece lui, tutto azzurro, ha illuminato un venerdì pomeriggio dal cielo agitato; ha scacciato il vento, le nuvole e la polvere dall’albo d’oro della crono mondiale che non vedeva ancora l’Italia al primo posto.
Fino a ieri, fino a che Filippo Ganna non ha scritto il proprio autografo sui colori dell’iride e se li è messi addosso, con un sorriso grande così.