Bettiol: "Carapaz il favorito per il Giro, ma vedo grande equilibrio"

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May
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Il corridore della EF in esclusiva nel salotto YouTube di Fantacycling

Alberto Bettiol è stato ospite nel salotto di Fantacycling su YouTube e Twitch per commentare la quarta tappa del Giro d’Italia. È stata poi l’occasione per fare due chiacchiere a 360°, con la consueta ironia e trasparenza che non mancano mai al corridore toscano: 

“Ho seguito un po’ il finale di tappa alla radio e ho capito com’è andata la corsa. Io mi aspettavo Van der Poel in fuga, perché è uno che va forte anche in salita. Se vogliamo questa è stata una piccola delusione. Poi una volta andata via la fuga c’è stato un grande controllo dietro. Il ritmo della Ineos, quando è così è difficile fare grandi attacchi e visto le salite che andranno a fare, giustamente gli scalatori si sono tenuti un po’ al coperto.

Vincenzo ha tenuto duro un po’ d’orgoglio perché era nella sua Sicilia, ma in cuor suo sapeva che non era un Giro quest’anno in cui andare a far classifica. Quindi da una parte sono contento, magari avrei preferito vederlo in un’altra terra, perché sono convinto che a lui dispiaccia tanto essersi staccato in Sicilia. Però sono convinto che uscirà ancor più di classifica e farà un grande Giro d’Italia, tranquillo e sereno e andare forte anche il giorno della cronometro.

Miguel Angel Lopez… non ho capito bene cosa sia successo.Comunque se avessi già in rosa Lopez al Fantacycling lo metterei al Tour, ma se lo dovessi comprare no, non lo prenderei. 

Penso che il favorito sia Carapaz, senza dubbio. Ricordiamoci che siamo solo all’inizio e che il Giro è molto lungo, però ecco, lui si è gestito bene, ha corso poco e secondo me è preparato. Anche se, per ora stiamo vedendo molto bene Bardet, Ciccone anche se deve recuperare dalla cronometro; insomma, ha diversi contendenti. Sicuramente sarà un Giro molto aperto rispetto al Tour, anche molto bello da vedere, perché al Tour c’è Pogacar e è dura contendergli la vittoria”. 

Poi un commento sulla EF, la squadra di Bettiol, e i programmi futuri: 

La squadra per il Tour ancora non la conosco, verrà fuori dieci giorni prima; vediamo anche Rigoberto si è infortunato alla spalla alla Liegi e dovremo vedere come starà. Se ci sarà, daremo un occhio per le tappe e vedremo quali occasioni ci saranno, anche perché Rigoberto lo vedete come corre, non ha bisogno di avere una squadra come la Ineos al suo fianco. Per la classifica UCI non siamo preoccupati, sappiamo che c’è questa riforma con questo sistema di punti, ma ci sono altre squadre che si devono preoccupare seriamente, non noi. Poi, vedendo la prima tappa, con il quarto posto, mi fa ben sperare. Quindi può vincere un paio di tappe, ma più avanti”. 

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Un commento anche sul ciclismo italiano e sulle sue prospettive in vista del mondiale in Australia: “È un periodo di transizione, veniamo da due o tre anni in cui siamo forti nelle classiche e meno nei grandi giri, mentre prima con Nibali e Aru andavamo forte nei grandi giri e meno nelle classiche. Sono periodi. Penso che questa sia la prova del nove per Ciccone, vedremo se riuscirà a andar forte nei grandi giri oppure si dedicherà alle gare di un giorno o a quelle di una settimana. Però, secondo me, dietro ci sono tanti giovani interessanti; diamogli tempo, come lo hanno dato a me, bisogna darlo anche a questi ragazzi. Secondo me bisogna solo aspettare, ma è normale. Guardiamo i francesi, non so quanti anni sono che non vincono il Tour, invece noi italiani, non sono tantissimi anni, Nibali ha vinto il Giro nel 2016. Il percorso sembra che sia adatto a me, il ct andrà a visionarlo, ma ci siamo dati appuntamento a dopo il Tour de France. Se mi sentirò in grado di fare la punta della nazionale, molto onestamente ne parlerò e farò il programma insieme a lui.

Per Tokyo 2021 ho un po’ di rimpianti, avevo saltato tutta la seconda metà di stagione per malattia, però a fronte di quello che è successo a Sonny, va bene così, sono fortunato, ci sono altre priorità nella vita. Ho sentito Sonny recentemente, secondo me ora è molto sereno, prende quello che gli viene. Ha capito che le priorità, poi, sono altre. Ovviamente lui ha avuto la sfortuna che questa cosa gli è capitata dopo che ha vinto la Parigi-Roubaix. Se rimaneva un corridore da 5-6 gare all’anno, di seconda fascia o sfiorava qualche vittoria al Tour… però fermarsi dopo aver vinto la Parigi-Roubaix, penso che gli abbia bruciato. Fermarsi dopo aver raggiunto quell’apice lì fa più male. Però ripeto, le priorità sono altre, il ciclismo è una parentesi; se si può fare si fa, se non si può fare, pazienza. Quindi penso che lui sia in una fase della vita in cui prende quello che gli viene”.


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