L'ex corridore, oggi manager, si racconta a Fantacycling
Chiudiamo la nostra prima serie di interviste con manager e rappresentanti del mondo delle due ruote.
Una vita per il ciclismo. È la storia di Massimiliano Mori (foto) e della sua famiglia. C'è papà Primo, ex professionista, c'è il fratello Manuele, e poi c'è lui, classe 1974 e in sella per molti anni, tra i prof dal 1995 al 2009 con compagni di squadra del calibro di Marco Pantani e Mario Cipollini.
La sua esperienza è servita anche dopo, quando ha appeso la bici al chiodo. Oggi, oltre ad essere a capo di un'azienda con cui produce (e distribuisce in tre negozi di proprietà) dei gelati, è apprezzato manager di una trentina di corridori, tra nomi di spessore e giovani in rampa di lancio. Con Marco Piccioli ha una sua agenzia dove si occupa della parte sportiva.
A collaborare per la parte riguardante i contratti c'è l'avvocato Fabio Piccioli, fratello di Marco.
Come ha cominciato la sua carriera da agente?
“Quando ho smesso, ho iniziato a collaborare con Marco che era un agente Fifa e voleva intraprendere un discorso simile nel ciclismo. Il mio compito è di seguire i ragazzi con cui mantengo i rapporti legati all'aspetto agonistico”.
Lei ha corso con grandi campioni ma ha vinto poco. Ha qualche rammarico?
“Nelle categorie minori ho vinto tanto, a quei tempi sono passato prof molto giovane, forse sono stato il primo della mia generazione. Mi sono messo al servizio dei miei capitani, prima Pantani, anche se solo per una stagione, e poi per Cipollini. Resta un bel ricordo l'unica vittoria al Giro di Sardegna, dove riuscì a battere Chiappucci. Ma sono soddisfatto di ciò che ho fatto”.
Torniamo al presente, il ciclismo italiano vive un momento difficile, c'è una ricetta per tornare grandi?
“Intanto vi dico che fare dei paragoni con il ciclismo del passato non è corretto. Al giorno d'oggi ci sono tanti giovani che entrano nel mondo del professionismo molto presto. Se è una nota negativa? Giusto o sbagliato che sia lo dirà il tempo. Sicuramente ai miei tempi non sapevamo nulla di preparazioni o di come poteva essere la vita di un certo tipo di atleta. Ora i ragazzi sanno tutto, hanno accesso a tante informazioni. Certo è che sono più forti e preparati”.
Che ne pensa degli juniores che hanno già un procuratore?
“La polemica è comprensibile. Ma mi sono accorto che sono cambiati i tempi, ci sono tanti corridori in gamba pronti al professionismo più velocemente di una volta. Anche io mi sono dovuto adeguare. L'importante è l'approccio e come ti comporti con un ragazzo giovane”.
Di solito è lei che cerca i corridori o è il contrario?
“Ultimamente sono in tanti a contattarmi. Mi fa piacere, vuol dire che c'è apprezzamento per il lavoro che ho fatto in questi anni”.
Le è capitato di discutere con famiglie un po' troppo pressanti per i propri figli?
“Sì, soprattutto per chi è maggiorenne da poco. Di problemi esagerati non ne ho trovati ma quelli che si 'intromettono' sono sempre esistiti. È normale che i ragazzi ascoltino anche i genitori e i loro consigli”.
Sembra sempre più difficile 'piazzare' i corridori sopra i 30 anni...
“Anch'io ho avuto problemi in tal senso, la questione non riguarda avere un manager più bravo o una conoscenza particolare. In questi casi entrano in gioco altri fattori. Però se segui un bravo corridore, quest'ultimo ha più agganci rispetto a qualcuno ritenuto 'discreto', anche a 32-33 anni”.
A questo proposito le devo chiedere di Sacha Modolo, continuerà a correre?
“Ha avuto stagioni importanti ma per una serie di motivi, in particolare di salute, non è riuscito ad avere una certa costanza di rendimento. In una squadra importante potrebbe ancora dire la sua, magari aiutando i più giovani ma ormai nelle squadre World Tour i treni per le volate non ci sono più. Capisco le sue parole di amarezza che ho letto nelle sue ultime interviste”.
E dei suoi giovani chi potrà fare bene in futuro?
“Penso a Martin Marcellusi della Bardiani che può fare una bella stagione, è un corridore molto grintoso. Poi ci sono Crescioli, l'inglese Hannay tra gli juniores e Federico Savino che correrà nella Quick Step Development dal 2023. E' un ragazzo di 18 anni, longilineo, che può andare bene nelle corse di fondo. La sua è una opportunità che abbiamo colto al volo”.
Tra i professionisti le faccio tre nomi di suoi corridori. Partiamo da Natalino Tesfatsion?
“Alla Trek spero faccia il salto di qualità. Ha margini incredibili e sono contento che abbia lavorato con Gianni Savio per mostrare le sue doti. Diciamo che è ancora un po' 'naif'”.
Diego Ulissi?
“E' sempre stato un vincente e anche quest'anno avrà le sue occasioni. Ovviamente essendo in una squadra importante tante volte gli toccherà fare un certo tipo di lavoro”.
Infine, Mattia Cattaneo?
“Correrà spesso con Remco Evenepoel, probabilmente anche al Giro d'Italia. Sarà meno vincente rispetto a dei suoi colleghi ma resta un bel corridore”.
L.L.
Segui la nostra pagina Instagram: Fantacycling (@fantacycling_official) • Foto e video di Instagram